Se la profondità supera i 3 mm e compare sanguinamento, siamo in presenza di un inizio di patologia.
Il primo sintomo comune della parodontite è il sanguinamento gengivale che non va assolutamente sottovalutato. Infatti non è cosa normale ed è segno di una infiammazione. Successivamente possono comparire recessioni gengivali (gengive che “scappano” e scoprono le radici) e sensibilità dentale. Le tasche iniziano ad approfondirsi a 5-6 mm e può comparire anche del pus.
A livello radiologico si inizia ora ad apprezzare una riduzione dell’osso. Altro sintomo comune è l’alito cattivo, dovuto al rilascio da parte dei batteri causa della piorrea di sostanze dal caratteristico odore.
Se la piorrea viene intercettata in questa fase, ossia di parodontite lieve o moderata, il percorso prevede una fase di diagnosi con indagini radiologiche (status), cliniche (sondaggio o cartella parodontale) ed eventualmente di laboratorio (esami microbiologici e genetici). Una volta elaborata la diagnosi la terapia prevede la fase causale di rimozione del tartaro sopra e sotto gengivale con l’ausilio di ablatori ad ultrasuoni e/o di strumenti manuali chiamati curette.
Qualora, a causa di trascuratezza del paziente, ci sia un accumulo molto importante di tartaro, saranno necessarie svariate sedute di detartrasi.
Grazie a questo strumento gli interventi chirurgici si possono spesso evitare, poiché è possibile rilevare ed rimuovere ogni residuo di tartaro anche profondo. Nel trattamento senza il microscopio, è necessaria spesso l'apertura di un lembo chirurgicamente per visualizzare il tartaro e procedere alla sua rimozione.
Una volta completata questa fase, nelle tasche di profondità superiore ai 5 mm si passa alla levigatura radicolare, al fine di rimuovere il tartaro adeso alle radici e renderle liscie per ridurre il rischio di adesione di placca.
Una volta completate queste procedure solitamente le tasche si riducono in profondità e le gengive tornano sane, sgonfiandosi, smettendo di sanguinare e assumendo il classico aspetto a buccia d’arancia.
Successivamente il paziente entra solitamente in un processo di mantenimento programmato e vengono eseguite delle rivalutazioni periodiche con l’esecuzione di sondaggi e lastre.
Valutati questi aspetti risulta chiaro come è indicato agire il prima possibile in presenza di sintomi anche precoci e alla comparsa dei primi sanguinamenti gengivali. In questi casi, spesso in presenza di gengivite, è necessario migliorare l’igiene orale domiciliare e comunque andare da un dentista, meglio parodontologo, per una valutazione professionale.
In questi casi spesso basta una semplice pulizia professionale, dal costo esiguo e veloce da eseguire, per ridurre il danno sia biologico che economico. Infatti il protocollo di cura della gengivite è decisamente più semplice di quello per la cura della parodontite.
Spesso, per risparmiare o per inclinazioni personali verso il mondo della naturopatia e dei rimedi naturali, si cercano soluzioni di questo tipo per la terapia di gengiviti e parodontiti. In realtà bisogno capire che questi rimedi sono sì utili, ma solo come coadiuvanti per ridurre il sanguinamento o infiammazione gengivale nonché per coprire l’alito cattivo.
Infatti tutti questi rimedi, così come quelli farmacologici tipo collutori, non hanno la capacità di rimuovere le concrezioni di tartaro e arrivare a livello sottogengivale, là dove la patologia sta facendo danni. Per questo motivo bisogna affidarsi ad uno specialista come il dentista che potrà risolvere, in caso di problemi allo stadio iniziale, velocemente e con poca spesa.
I cosiddetti “rimedi della nonna” o le “Cure fai-da-te” nella cura di queste patologie vanno evitate o al massimo usate per mantenere la salute orale e gengivale dopo la bonifica da parte del dentista.
Se la piorrea viene trascurata anche in stadio moderato, avviene un progressivo peggioramento della situazione e comparsa della fase acuta.
L’osso è sempre più riassorbito a livello radiologico, le tasche sempre più profonde (sopra i 7-8 mm), il sanguinamento diventa anche spontaneo, compare il pus, l’alitosi peggiora e soprattutto iniziano a muoversi i denti.
La mobilità dentaria è dovuta appunto al processo di riassorbimento osseo e quando diviene troppo accentuata oppure di tipo verticale, ossia il dente ha un effetto “stantuffo” il dente spesso è da considerarsi perso o da estrarre. In casi estremi abbiamo il processo di auto espulsione del dente da parte della bocca o il riassorbimento di parti del dente stesso.
Anche l’occlusione e quindi la funzione masticatoria viene quindi compromessa con un aumento delle difficoltà a mangiare e anche terapeutiche per un corretto ripristino della dentatura.
E’ anche comune un effetto domino, ossia il processo progressivo di perdita dei denti a partire dai molari e via via verso gli incisivi.
Anche in casi di parodontiti avanzate è comunque possibile attuare terapie conservative, diverse dall’approccio fatalista di attendere la caduta di tutti i denti.
La terapia convenzionale, eseguita dallo specialista parodontologo, ha sempre come obiettivo l’eliminazione della causa scatenante, ossia i batteri, che vanno eliminati in modo approfondito.
Il percorso terapeutico parte sempre dalla fase diagnostica e da quella causale descritte in precedenza. Dopo la levigatura radicolare viene effettuata una rivalutazione delle tasche ed in caso di tasche profonde oltre i 6 mm di solito si programmano delle chirurgie di vario tipo.
Il tipo più semplice si definisce levigatura a cielo aperto, che prevede, previa anestesia, l’apertura delle gengive tramite lembo di accesso e la pulizia del tartaro sottogengivale.
Vengono posizionate quindi le suture e richiuso il lembo. Dopo 14 giorni le suture vengono rimosse e si aspettano vari mesi prima di sondare nuovamente le tasche per valutare la guarigione.
Altre varianti di chirurgia sono quella definita resettiva, che ha l’obiettivo di uniformare i livelli ossei e tagliare le gengive per ridurre la profondità delle tasche.
Infine, in difetti ossei definiti ritentivi, si possono attuare chirurgie rigenerative con l’obiettivo di riempire i difetti e provocare una crescita dei tessuti parodontali, con l’aiuto di innesti di vario tipo o l’impiego di materiali come le amelogenine.
Una categoria a sé sono le chirurgie muco gengivali od estetiche, le uniche in grado di coprire le recessioni gengivali tramite lo spostamento di lembi o l’applicazione di innesti di gengiva prelevati ad esempio dal palato.