Terapie per curare la parodontite
Le terapia per la cura della parodontite sono molteplici. La base è sempre una accurata diagnosi, seguita da una terapia non chirurgica chiamata “causale” di rimozione del tartaro sopra e sotto gengiva. La terapia dipende dallo stato in cui la si diagnostica e dalla “filosofia” di trattamento: possiamo infatti trovare terapie convenzionali, spesso chirurgiche, e non convenzionali come quelle LASER assistite.
Come si cura la parodontite?
Sicuramente possiamo subito valutare quelle che non sono terapie corrette per la piorrea:
- Semplici pulizie
- Estrazioni progressive di denti senza altri approcci
- Sostituzione dei denti estratti con impianti senza aver trattato la parodontite
- Terapie solo “fai-da-te”.
- Terapie LASER senza la rimozione efficace del tartaro ed una corretta fase diagnostica
- All-on-4 e terapie similari con l’estrazione di tutti i denti seppur salvabili.
Vediamo intanto di capire la progressione della malattia e quindi di come progredisce in gravità durante il suo corso, richiedendo quindi terapie diverse.
La parodontite o piorrea in fase iniziale è purtroppo subdola. I segni sono lievi ed i sintomi quasi nulli. Solo un dentista o un igienista possono rilevare una parodontite iniziale con una manovra chiamata sondaggio, ossia inserendo uno strumento millimetrato chiamato sonda nello spazio tra dente e gengiva.
Se la profondità supera i 3 mm e compare sanguinamento, siamo in presenza di un inizio di patologia.
Il primo sintomo comune della parodontite è il sanguinamento gengivale che non va assolutamente sottovalutato. Infatti non è cosa normale ed è segno di una infiammazione. Successivamente possono comparire recessioni gengivali (gengive che “scappano” e scoprono le radici) e sensibilità dentale. Le tasche iniziano ad approfondirsi a 5-6 mm e può comparire anche del pus.
A livello radiologico si inizia ora ad apprezzare una riduzione dell’osso. Altro sintomo comune è l’alito cattivo, dovuto al rilascio da parte dei batteri causa della piorrea di sostanze dal caratteristico odore.
Se la piorrea viene intercettata in questa fase, ossia di parodontite lieve o moderata, il percorso prevede una fase di diagnosi con indagini radiologiche (status), cliniche (sondaggio o cartella parodontale) ed eventualmente di laboratorio (esami microbiologici e genetici). Una volta elaborata la diagnosi la terapia prevede la fase causale di rimozione del tartaro sopra e sotto gengivale con l’ausilio di ablatori ad ultrasuoni e/o di strumenti manuali chiamati curette.
Qualora, a causa di trascuratezza del paziente, ci sia un accumulo molto importante di tartaro, saranno necessarie svariate sedute di detartrasi.
Uno degli strumenti più interessanti che si possono utilizzare a supporto della terapia di rimozione del tartaro sotto gengivale è senza dubbio il microscopio operatorio.
Grazie a questo strumento gli interventi chirurgici si possono spesso evitare, poiché è possibile rilevare ed rimuovere ogni residuo di tartaro anche profondo. Inoltre i trattamenti diventano potenzialmente più delicati e raffinati, basati sulla vista invece che sul tatto che richiede invece il classico “grattamento” delle radici.
Nel trattamento senza il microscopio, è necessaria spesso l'apertura di un lembo chirurgicamente per visualizzare il tartaro e procedere alla sua rimozione.
Una volta completata questa fase, nelle tasche di profondità superiore ai 5 mm si passa alla levigatura radicolare, al fine di rimuovere il tartaro adeso alle radici e renderle liscie per ridurre il rischio di adesione di placca.
Una volta completate queste procedure solitamente le tasche si riducono in profondità e le gengive tornano sane, sgonfiandosi, smettendo di sanguinare e assumendo il classico aspetto a buccia d’arancia. Se così non fosse, dopo la rivalutazione solitamente a due mesi dal termine della prima fase terapeutica, sono necessarie terapie integrative chirurgiche o l’estrazione di denti non guariti in modo accettabile.
Successivamente il paziente entra solitamente in un processo di mantenimento programmato e vengono eseguite delle rivalutazioni periodiche con l’esecuzione di sondaggi e lastre.
Valutati questi aspetti risulta chiaro come è indicato agire il prima possibile in presenza di sintomi anche precoci e alla comparsa dei primi sanguinamenti gengivali. In questi casi, spesso in presenza di gengivite, è necessario migliorare l’igiene orale domiciliare e comunque andare da un dentista, meglio parodontologo, per una valutazione professionale.
In questi casi spesso basta solitamente una semplice pulizia professionale, dal costo esiguo e veloce da eseguire, per ridurre il danno sia biologico che economico. Infatti il protocollo di cura della gengivite è decisamente più semplice di quello per la cura della parodontite.
Spesso, per risparmiare o per inclinazioni personali verso il mondo della naturopatia e dei rimedi naturali, si cercano soluzioni fai da te di questo tipo per la terapia di gengiviti e parodontiti. In realtà bisogno capire che questi rimedi sono sì utili, ma solo come coadiuvanti per ridurre il sanguinamento o infiammazione gengivale nonché per coprire l’alito cattivo.
Infatti tutti questi rimedi, così come quelli farmacologici tipo collutori, non hanno la capacità di rimuovere le concrezioni di tartaro e arrivare a livello sottogengivale, là dove la patologia sta facendo danni. Per questo motivo bisogna affidarsi ad uno specialista come il dentista o ancora meglio il parodontologo che potrà risolvere, in caso di problemi allo stadio iniziale, velocemente e con poca spesa.
I cosiddetti “rimedi della nonna” o le “Cure fai-da-te” nella cura di queste patologie vanno evitate o al massimo usate per mantenere la salute orale e gengivale dopo la bonifica da parte del dentista.
Se la piorrea viene trascurata anche in stadio moderato, avviene un progressivo peggioramento della situazione e spesso comparsa della fase acuta.
L’osso è sempre più riassorbito a livello radiologico, le tasche sempre più profonde (sopra i 7-8 mm), il sanguinamento diventa anche spontaneo, compare il pus, l’alitosi peggiora e soprattutto iniziano a muoversi i denti.
La mobilità dentaria è dovuta appunto al processo di riassorbimento osseo e quando diviene troppo accentuata oppure di tipo verticale, ossia il dente ha un effetto “stantuffo” il dente spesso è da considerarsi perso o da estrarre. In casi estremi abbiamo il processo di auto espulsione del dente da parte della bocca o il riassorbimento di parti del dente stesso.
Anche l’occlusione e quindi la funzione masticatoria viene quindi compromessa con un aumento delle difficoltà a mangiare e anche terapeutiche per un corretto ripristino della dentatura.
E’ anche comune un effetto domino, ossia il processo progressivo di perdita dei denti a partire dai molari e via via verso gli incisivi.
Anche in casi di parodontiti avanzate è comunque possibile attuare terapie conservative, diverse dall’approccio fatalista di attendere la caduta di tutti i denti.
La terapia convenzionale, eseguita dallo specialista parodontologo, ha sempre come obiettivo l’eliminazione della causa scatenante, ossia i batteri, che vanno eliminati in modo approfondito.
Il percorso terapeutico parte sempre dalla fase diagnostica e da quella causale descritte in precedenza. Dopo la levigatura radicolare viene effettuata una rivalutazione delle tasche a due/tre medi dal termine della fase non chirurgica causale ed in caso di tasche profonde oltre i 6 mm di solito si programmano delle chirurgie di vario tipo.
Il tipo più semplice si definisce levigatura a cielo aperto, che prevede, previa anestesia, l’apertura delle gengive tramite lembo di accesso e la pulizia del tartaro sottogengivale.
Vengono posizionate quindi le suture e richiuso il lembo. Dopo 14 giorni le suture vengono rimosse e si aspettano vari mesi prima di sondare nuovamente le tasche per valutare la guarigione.
Altre varianti di chirurgia sono quella definita resettiva, che ha l’obiettivo di uniformare i livelli ossei e tagliare le gengive per ridurre la profondità delle tasche.
Infine, in difetti ossei definiti ritentivi, si possono attuare chirurgie rigenerative con l’obiettivo di riempire i difetti e provocare una crescita dei tessuti parodontali, con l’aiuto di innesti di vario tipo o l’impiego di materiali come le amelogenine.
Una categoria a sé sono le chirurgie muco gengivali od estetiche, le uniche in grado di coprire le recessioni gengivali tramite lo spostamento di lembi o l’applicazione di innesti di gengiva prelevati ad esempio dal palato.
Oltre a queste terapie convenzionali è possibile adottare delle terapie differenti come quella LASER e Microscopio assistita, nel quale alla fase diagnostica e di terapia non chirurgica causale si associa l’uso di questi strumenti tecnologici, capaci di rendere spesso la terapia più precisa, meno invasiva e completa, riducendo quindi la necessità ad esempio di chirurgie ed estrazioni.
Se stai cercando una soluzione ed una terapia efficace per la parodontite, non esitare a contattarci!
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